La Rai diventa TeleGiorgia, ma per seguire Fazio basterà cambiare canale

Dati per spacciati i primi sei canali del telecomando, oltre la metà degli italiani, per trovare un'offerta quantomeno decente, dovrà migrare su La7 e Nove

Fabio Fazio e Luciana Littizzetto (dalla pagina Facebook di "Che tempo che fa")

È arrivata l’ufficialità: Fabio Fazio lascia la Rai dopo quarant’anni per trasferirsi a Discovery (Nove), dove riproporrà il seguitissimo format “Che tempo che fa”, programma che negli anni ha stracciato record di ascolti e soprattutto di raccolte pubblicitarie. Con lui tutto il suo gruppo di lavoro.

Basterà cambiare canale

Insomma, per seguire Fabio Fazio, Luciana Littizzetto e compagnia, basterà cambiare canale, come quando altri personaggi hanno lasciato la tv pubblica o sono stati accompagnati alla porta dai governanti di turno. Nove ospita già da tempo Maurizio Crozza, altro pezzo da novanta seguito dal manager Beppe Caschetto. Nessun dramma.

La notizia era nell’aria da mesi. Già dai tempi dell’opposizione, i principali partiti che formano l’attuale maggioranza avevano promesso di epurare Fazio, solleticando l’invidia sociale delle loro plebi semianalfabete sventolando ai quattro venti compenso del conduttore, un compenso sicuramente corposo ma in linea con il livello del programma e soprattutto giustificato dagli imponenti guadagni per l’azienda.

L’estrema destra piglia-tutto

La lottizzazione totale della Rai e la sua trasformazione in TeleGiorgia, è in linea con il principale scopo del Governo guidato dal signor presidente Giorgia: dopo 80 anni di “esilio”, in cui anche la partecipazione attiva ai governi Berlusconi è stata una sorta di “libertà vigilata”, l’estrema destra italiana, figlia di Almirante e nipote di chi sappiamo, vive oggi la sua stagione di revanscismo, pur rappresentando di fatto una minoranza nel Paese che governa con una maggioranza schiacciante solo grazie alle divisioni sul fronte opposto, a una legge elettorale demenziale e a un astensionismo record.

E così, ci ritroveremo una Rai “megafono”, che celebrerà senza contraddittorio le gesta di Giorgia e degli altri azionisti dell’attuale esecutivo. Per farlo si stanno pianificando operazioni che faranno rimpiangere l’editto bulgaro di berlusconiana memoria. E qui si può leggere un ulteriore revanscismo: l’estrema destra, almeno nei prossimi anni, per sponsorizzarsi non dovrà più dipendere da Mediaset e dalla sua proprietà, un fatto non da poco.

L’importanza del telecomando

Dati per spacciati i primi sei canali del telecomando, più della metà degli italiani, per trovare un’offerta decente, dovranno sintonizzarsi su La7 o su Nove, canali che nel prossimo futuro sono destinati a crescere in maniera esponenziale. Si potrebbe affermare che dove non arriva la democrazia arriva il mercato. Un futuro in cui Fabio Fazio intervista personaggi del calibro del Papa su una rete privata, davanti a milioni di telespettatori, mentre sul primo canale della televisione pubblica vanno in onda le demenziali battute da caserma di un paio di comici. Buona visione a tutti.