I fenomeni meteorologici estremi, a causa dei cambiamenti climatici, saranno sempre più frequenti e gli esperti si interrogano su come prevenire nuovi disastri legati al maltempo. “Oggi in Emilia-Romagna ci sono situazioni irrecuperabili per le quali bisognerà ragionare sulla progettazione futura di questi territori. Delle 620.000 frane censite in Italia, ben 80.000 sono nella Regione”. Lo ha detto Paride Antolini, Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia-Romagna.
Emilia-Romagna, un territorio fragile
“In Emilia Romagna – spiega Antolini – i terreni sono composti da un’alternanza di argilla e di sabbia cementata, un mix micidiale quando piovono grandi quantità di acqua. La tecnologia ci viene però in aiuto: grazie ai sistemi satellitari e al controllo del territorio attraverso i sensori, capiamo se la frana si sta muovendo. Grazie al sistema satellitare è possibile anche mappare il territorio. Sappiamo che l’80% delle frane che si verificano in Europa sono nel nostro Paese. I motivi? L’Italia ha un territorio geologicamente giovane e poi c’è l’impatto antropologico, quella presenza umana che nei decenni non ha tutelato il patrimonio ambientale”.
Serve una struttura per realizzare le opere
“Bisogna intervenire – continua il Presidente dell’Ordine dei Geologi – ricreando una struttura che possa concentrarsi solo ed esclusivamente sulle opere da realizzare per avere un territorio più sicuro e almeno mitigare i rischi climatici. Il cambiamento climatico non deve rappresentare un alibi, anzi deve stimolare l’intera comunità a chiedere e a ottenere azioni incisive. In 162 anni, nel nostro Paese, abbiamo avuto il servizio geologico nazionale, creato dall’allora Ministro Quintino Sella e la struttura di missione Italia sicura nata durante il Governo Renzi. Credo sia giunto il momento di comprendere che la vera grande opera è l’Italia stessa, la messa in sicurezza del territorio.
Il rischio zero non esiste: come in tutti i settori, ma investendo su opere riguardanti non solo l’Emilia-Romagna, ma tutto il territorio nazionale e migliorando la prevenzione, riusciremmo sicuramente a limitare la perdita di vite umane e danni all’ambiente, al patrimonio culturale, al patrimonio sociale e al tessuto economico”.
La politica discute sul commissario
E mentre i geologi chiedono di fare presto, la politica continua a dividersi sulla figura del Commissario Straordinario che dovrà gestire i circa dieci miliardi di interventi necessari a fa ripartire la Regione: la figura naturale sarebbe quella del Presidente Stefano Bonaccini, ma la tentazione del Governo è quella di occupare la postazione per commissariare di fatto la regione governata da un esponente dello schieramento avverso e utilizzare quelle risorse in chiave elettorale.
“Dobbiamo dare risposte a famiglie, imprese, lavoratrici e lavoratori. E lo dobbiamo fare in fretta. Siamo in un momento di emergenza assoluta e il sistema territoriale dell’Emilia-Romagna ha già dimostrato di saper funzionare molto bene”. Lo ha detto, intervenendo a radio Immagina, il responsabile Organizzazione nella segreteria nazionale del partito e assessore al Welfare in Regione Emilia-Romagna, Igor Taruffi.
“La filiera istituzionale composta da Regione, sindaci, sindacati, imprese, terzo settore ha funzionato molto bene nel 2012 dopo il sisma, dimostrando capacità di risolvere i problemi, mettere a terra le risorse, pianificare e ricostruire. Va da sé – aggiunge Taruffi – che la leale collaborazione tra istituzioni non possa non riconoscere questo valore aggiunto che l’Emilia-Romagna porta in dote. Soluzioni alternative non ne vedo e non è il momento della speculazione politica. Chi governa deve avere in mente solo il bene comune. Serve una risposta celere, rapida, che riconosce un’unità territoriale importante. La soluzione naturale è solo una”.