Non esiste il cibo per poveri: esistono poveri e ricchi che mangiano schifezze

Lo sfogo di una influencer accusata di proporre ricette fatte con prodotti di scarsa qualità ha scatenato la solita litania contro i "radical chic che vivono nella Ztl"

Il celebre sugo di moscardini con pomodorini del piennolo di Fabio Salamida

Confesso: io amo mangiare, amo mangiare cibo sano e di qualità. E francamente trovo abbastanza surreale questa polemica un po’ costruita sulle ricette fatte con prodotti scadenti a cui si risponde col solito piagnisteo sui mitologici “radical chic” che vivono nella Ztl e che possono permettersi di mangiare chianina ogni santo giorno alla faccia di chi non arriva a fine mese.

Cibo e politica

Il cibo, da un po’ di tempo a questa parte, è tornato ad essere oggetto di contesa politica, con i difensori degli allevamenti intensivi che dichiarano guerra alla carne coltivata in laboratorio e oltre a voler decidere con chi devi andare a letto, ti danno dello “snob culinario” se non mangi manzo in scatola del discount ricoperto di gelatina verde V-Power. Questi signori hanno utilizzato lo sfogo di una influencer, accusata da alcuni critici di utilizzare prodotti dozzinali nelle sue video-ricette, per ribadire le loro idiozie. Un’ennesima polemica nata sul nulla: una stessa ricetta, che sia presa da un libro, da un blog o da un profilo Instagram con milioni di follower, si può riprodurre con ingredienti più o meno costosi e di qualità, basta saperlo fare.

Anche i “ricchi” mangiano porcherie

E ora una triste verità: che tu sia povero o ricco, mangiare chianina tutti i giorni fa male e alla lunga ti può venire la gotta. Prendersi una malattia così antica, nel 2023, con le televisioni e la rete invasi h24 da severi nutrizionisti che ci martellano lì dove fa più male, spiegandoci le basi di una corretta alimentazione, non è proprio il massimo. Altra triste verità: il mondo è pieno di ricchi che mangiano porcherie; che non sanno distinguere la cicoria dai broccoletti; che se gli arriva un impiegato dell’Anas vestito da chef stellato con una pizza surgelata prodotta a Taiwan con mozzarella importata da Santo Domingo e scaduta nel 1994, gli dicono che è un “maestro del gusto” e gli lasciano 200 euro per quella pizza, per poi maledire il momento del loro concepimento seduti su una tazza di ceramica.

Quest’ultima scena, nata dalla mia mente malata, mi ha riportato alla memoria una cosa che avevo rimosso. Con un caro amico, ai tempi di scuola, ogni tanto per merenda ci cucinavamo degli spaghetti rigorosamente scotti, li condivamo con un grosso pezzo di burro fatto sciogliere con una mestolata di acqua di cottura e, non contenti, ci burattavamo dentro due scatolette di tonno all’olio extravergine di oliva.

Siamo sopravvissuti; lui è riuscito persino a diventare papà: ma perché tanta incoscienza? Vi stupirà, ma si può mangiare bene anche spendendo molto poco, persino meno di quanto si spende in un discount: le uniche cose che servono sono un po’ di tempo e un po’ di dimestichezza con i fornelli. Se non si ha la seconda è inutile prendersela con i “radical chic snob culinari” che vivono nella maledetta Ztl: se ti mangi ogni sera i quattro salti in padella o i bastoncini di pesce surgelati è perché non sai cucinare altro, non perché sei povero.

Accettalo: tua nonna aveva provato a farti vedere come preparare la pastella, ma tu non hai voluto imparare; non hai capito quanto fosse importante far tuo quell’immenso potere, quante donne o quanti uomini sarebbero caduti ai tuoi piedi giurandoti fedeltà eterna, notti di fuoco, matrimoni, figli… tutto per la consistenza di quella pastella. E ora tua nonna è lì, nel Girone dei Cuoppi, che frigge fiori di zucca per le sante anime del Purgatorio. E a te niente.

Andate al mercato

Sì, lo so che “il tempo è denaro”, ma con un minimo di organizzazione può bastare ritagliarsi un paio d’ore alla settimana. Tutte le città, grandi o piccole, hanno mercati rionali molto forniti dove a cifre ragionevoli si trovano prodotti di qualità: dalla carne alla verdura, dal pesce alle conserve. Con pochi centesimi in più la verdura si trova capata, lavata e persino già divisa in porzioni; se non avete mai provato l’esperienza, scoprirete che le ossa del pollo del macellaio di fiducia non si staccano dalla carne durante la cottura come fossero mattoncini Lego e che si può mangiare pesce anche più volte a settimana senza accendere un mutuo.

Ovvio, bisogna saper scegliere: la verdura nelle buste del supermercato è sempre la stessa, quella del banco del mercato cambia, segue le stagioni. Vanno fatte un po’ di prove, ma poi si trova il venditore di giusto per tutto quello che serve. Insomma: al mercato si può spendere molto meno che al supermercato e mangiare molto meglio. Ovviamente la grande distribuzione non è il male, ma anche lì è importante saper scegliere e soprattutto saper leggere bene le etichette per capire da dove viene quello che si mangia (ammesso che interessi!).

Fare una spesa per tutta la settimana vuol dire anche programmare e decidere cosa mangiare prima e cosa mangiare dopo. Si può anche scegliere – tempo permettendo – di cucinare alcune cose e poi surgelarle: il congelatore non è Satana, serve a quello, non solo a contenere i cubetti di ghiaccio per lo Spritz. E no… lo Spritz già fatto no… ma che senso ha? Ma che ci vuole? Non dico col Select ma con l’Aperol viene decente pure se lo fa il gatto puzzo… e dai!!

Ultima scomoda verità. Cucinare può diventare anche una sorta di passatempo, un modo per staccare dalla quotidianità e dedicarsi a se stessi. Scoprire nuove ricette, giocare con gli ingredienti, persino fallire miseramente, può rivelarsi molto divertente.