La strana “alleanza” tra la ministra Eugenia Roccella e Rocco Siffredi

la ministra della famiglia Eugenia Roccella e Rocco Siffredi

Tutto ci saremmo aspettati di vedere, nel corso della nostra vita, ma l’alleanza trasversale ministra Eugenia RoccellaRocco Siffredi va molto al di là delle nostre più rosee aspettative. Si tratta di un evento di rara comicità che i protagonisti, o meglio, la protagonista (perché quello con il coso più grosso del mondo ha dato esempio partendo dalla sua personale conoscenza, solida senza ombra di dubbio, del mondo di cui parla), cerca di venderci come alta politica decisionale per il bene altrui. Rocco Siffredi, che fino a qualche anno fa poteva dire quello che voleva senza che nessuno gli prestasse ascolto perché altro non era se non tutta quella roba inutile intorno al suo strumento di lavoro oggetto di invidie, pettegolezzi e stupore, si è messo al servizio di una sana e consapevole libidine salva giovani. Un martire, diciamo.

La strana alleanza

I fatti sono noti, e addirittura Donna Meloni di tutti i miracoli (ma solo in campagna elettorale), è andata a portare la sua taumaturgica presenza in quei luoghi disgraziati con quel fiuto politico che è patrimonio di pochi e che lei, piaccia o no, possiede. Poi tra il suo dire e il suo fare c’è di mezzo tutto il globo terracqueo, lo stesso che doveva essere percorso per perseguire i trafficanti di uomini che compivano il primo reato universale della lunga serie annunciata dalla compagine meloniana.

Certamente l’asse ministra Roccella – Siffredi ha lasciato di stucco anche il resto dell’Armata Brancameloni, soprattutto, crediamo, per l’uso spregiudicato che Roccella fa delle parole di Siffredi. Lui parla di “cultura del rispetto, educazione sessuale e divieto di accesso libero alla pornografia” e mette l’accento su un serissimo “i ragazzi non sanno che quello che vedono è pura finzione”, aggiungendo poi dettagli su “iniezioni e anestetici”, e cosa capisce Roccella? Che il porno va proibito, magari con una legge furba e super-necessaria come quella sui rave, per salvaguardare le donne [sic].

Proibire per non educare

Gli fa compagnia sull’altare del rispetto dell’intelligenza altrui il buon Giambruno che se ne esce con una battuta alla Giambruno. Non si avrebbe grande voglia di ricordarla ma, in soldoni, recita l’antico adagio del se vai in giro con la minigonna poi non ti lamentare se ti saltano addosso. Lo sento da sempre, e chissà quanto dura per sempre.

Dunque la nuova santissima alleanza targata Roccella-Siffredi pretenderebbe, secondo la ministra, di proibire la pornografia per proteggere le donne. Questo anche se Siffredi diceva una cosa completamente diversa e partiva dal concetto di educazione. Ecco di nuovo l’idea meravigliosa del proibire senza educare perché se ti educo troppo poi come faccio a convincerti che le mia baggianate sono verità? E vista la notizia di oggi di un branco di poveracci che per festeggiare il 18° compleanno di uno di loro hanno pensato bene di ammazzare una capretta a calci per poi postare il video sui social: ci aspettiamo che la ministra metta al bando le caprette.

Perché c’è un problema educativo grosso come una montagna himalayana, Signora mia, e dall’alto della loro scienza stanno ancora a pensare a proibire anziché educare unendo a questa totale mancanza di percezione della realtà, la stessa che affligge chi vive di social e che nel lungo periodo diventa persino più pericolosa,  l’arroganza di pensare che tutti continueranno a cadere dentro ogni trappola propagandistica che saranno capaci di inventarsi. Certo, il rischio c’è. E magari contano su quelli. Pensa che furbi.